Si misi a rapriri e a chiuiri la vucca come se si ripassava le palori e po' fici chiaro chiaro:
"Vinni 'u tempu d'innistarimi".
Voliva essiri 'nnistata! "Ma pirchì voi addivintari àrbolo?" addimandò Nino dispirato.
L'occhi di Minica, per un sulo momento, tornaro a essiri vivi.
"Voglio fari frutti".
Allura Nino accapì. Se non ce l'aviva potuto fari come fimmina ad aviri figli, voliva provari a fari frutti addivintando àrbolo.
E in quel momento giurò che l'avrebbi sempri accuntintata, a costo d'addivintari lui stisso concime, terra, filo d'erba, acqua.
Andrea Camilleri, Il casellante
Si fa un po' fatica all'inizio, ma poi ci si abitua. Il libro è tutto così, spesso fa sorridere per le espressioni dialettali. Eppure racconta una storia drammatica, in cui il dolore predomina, arriva al punto di distruggere una famiglia mentre intorno il mondo intero sta sfasciandosi. Un contrasto, la leggerezza della narrazione con la durezza dei temi, che genera uno strano equilibrio, rischioso, ma in questo caso straordinario.
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