Ci sono infiniti modi per raccontare una stessa cosa. Saper scegliere il migliore è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Il lettore non si nutre solo di storie, di accadimenti. Si nutre di parole, di suoni, di combinazioni che a volte lo colpiscono al punto di ricordarle per sempre
Gli uomini vivono in un mondo dove sono le parole e non le azioni ad avere il potere, dove la massima competenza è il controllo del linguaggio. E' una cosa terribile, perché in definitiva siamo soltanto dei primati programmati per mangiare, dormire, riprodurci, conquistare e rendere sicuro il nostro territorio, e quelli più tagliati per queste cose, i più animaleschi tra noi, si fanno sempre fregare dagli altri, cioè da quelli che parlano bene ma che non saprebbero difendere il proprio giardino, portare a casa un coniglio per cena o procreare come si deve. Gli uomini vivono in un mondo in cui sono i deboli a dominare. E' un terribile oltraggio alla nostra natura animale, una specie di perversione, di contraddizione profonda.
C'è sempre la via della semplicità, anche se mi ripugna intraprenderla. Non ho figli, non guardo la televisione e non credo in Dio, tutti sentieri che gli uomini calpestano per rendere la loro vita più semplice. I figli aiutano a rimandare l'angoscioso dovere di affrontare se stessi, compito a cui in seguito provvedono i nipoti. La televisione distrae dalla massacrante necessità di fare progetti a partire dal nulla delle nostre frivole esistenze e, ingannando gli occhi, solleva la mente dalla grande opera del senso. E infine Dio mitiga i nostri timori di mammiferi e l'insopportabile prospettiva che i nostri piaceri un giorno abbiano fine.
Bisogna che qualcosa finisca, bisogna che qualcosa cominci.
Mauriel Barbery, L'eleganza del riccio (trad. Emanuelle Caillat e Cinzia Poli)
"Signorina Sachs, ha discusso con il suo avvocato di questo accordo?"
"Sì, vostro onore."
"E lui l'ha informata che ha il diritto di rifiutare l'accordo e di andare in giudizio?"
"Sì."
"E si rende conto che accettando questo accordo si dichiara colpevole di omicidio?"
"Sì."
"Ha preso questa decisione di sua spontanea volontà?"
Amelia pensò a suo padre, a Nick. E a Lincoln Rhyme. "Sì, vostro onore."
"Molto bene. Come si dichiara riguardo l'accusa di omicidio involontario che le viene rivolta?"
"Colpevole, vostro onore."
"Alla luce delle indicazioni dell'accusa, l'accordo viene accettato e quindi la condanno..."
Le pasanti porte rivestite di cuoio rosso che davano sul corridoio si spalancarono di colpo e Lincoln Rhyme entrò in aula accompagnato dall'acuto ronziò della sedia a rotelle.
Jeffery Deaver, La sedia vuota (trad. Maura Parolini e Matteo Curtoni)
Etichette: colpi di scena, dialoghi
gennaio 2008
febbraio 2008
marzo 2008
aprile 2008
maggio 2008
giugno 2008
luglio 2008
agosto 2008
settembre 2008
ottobre 2008
novembre 2008
marzo 2009
ottobre 2009
novembre 2009
gennaio 2010
febbraio 2010
marzo 2010
settembre 2010
aforismi
descrizioni
dialoghi
dialetto
colpi di scena
grammatica
incipit
lettere
pensieri
personaggi
saggi