Ci sono infiniti modi per raccontare una stessa cosa. Saper scegliere il migliore è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Il lettore non si nutre solo di storie, di accadimenti. Si nutre di parole, di suoni, di combinazioni che a volte lo colpiscono al punto di ricordarle per sempre
Quel pomeriggio, di ritorno nell'appartamento di calle Santa Ana, mi rifugiai in camera mia per fare conoscenza col nuovo amico. In men che non si dica, la storia mi catturò. Era la vicenda di un uomo che cercava il suo vero padre, di cui aveva appreso l'esistenza solo grazie alle parole pronunciate dalla madre in punto di morte. Il racconto di quella ricerca si trasformava in un'odissea fantasmagorica: il protagonista lottava per ritrovare l'infanzia e la gioventù perdute, dalle quali, a poco a poco, emergeva l'ombra di un amore maledetto destinata a perseguitarlo fino all'ultimo dei suoi giorni. La struttura del romanzo mi ricordava una di quelle bambole russe che racchiudono innumerevoli miniature di se stesse; la narrazione si frammentava in mille storie, come se il racconto fosse entrato in una galleria di specchi e si fosse scisso in decine di riflessi, pur mantenendo la sua unità. Il tempo scivolò via come in un sogno. Molte ore più tardi, catturato dalla vicenda, udii appena i rintocchi in lontananza della mezzanotte dal campanile della cattedrale. Pagina dopo pagina, nella luce color rame della lampada, mi lasciai trascinare in un turbine di emozioni sconosciute, in un mondo misterioso e affascinante popolato da personaggi non meno reali dell'aria che respiravo. Mi abbandonai a quell'incatesimo fin quando la brezza dell'alba lambì i vetri della finestra e i miei occhi affaticati si posarono sull'ultima pagina. Solo allora mi sdraiai sul letto, il libro appoggiato sul petto, e ascoltai i suoni della città addormentata posarsi sui tetti screziati di porpora. Il sonno e la stanchezza bussavano alla porta, ma io resistetti. Non volevo abbandonare la magia di quella storia né, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti.
Un giorno setii dire da un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli davvero il cuore. L'eco di quelle parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale - non importa quanti altri libri leggeremo, quanti mondi scopriremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo - prima o poi faremo ritorno. Per me, quel libro sarà sempre il romanzo che avevo salvato dagli oscuri corridoi del Cimitero dei Libri Dimenticati.
Carlos Ruiz Zafon, L'ombra del vento (trad. Lia Sezzi), Mondadori, 2009
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