citazioni

Ci sono infiniti modi per raccontare una stessa cosa. Saper scegliere il migliore è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Il lettore non si nutre solo di storie, di accadimenti. Si nutre di parole, di suoni, di combinazioni che a volte lo colpiscono al punto di ricordarle per sempre

lunedì 26 ottobre 2009

1984 - parte prima
Durante una recente rassegna sulla fantascienza, mi è stato chiesto perché il romanzo di Orwell, 1984, dovesse considerarsi per l'appunto un romanzo di fantascienza. La risposta mi è sembrata talmente ovvia che per qualche minuto non sono stato in grado di darla, attorcigliandomi in un giro di discorsi senza riuscire a cogliere il punto focale.
Non che sia una risposta facile da dare, tutt'altro. Spesso quello che appare ovvio è difficile da definire, in quel momento è stato come se mi avessero chiesto come mai il sangue dovesse considerarsi rosso.
1984 è un romanzo sociologico, appartiene a quel sottogenere della fantascienza definito "distopia", che tenta di denunciare le storture della società attuale descrivendone una tipicamente futuristica esaltandone gli eccessi e le esasperazioni. Non sempre quando si parla di fanta-scienza, la scienza è quella tecnologica delle astronavi o dei robot. Forse è questo particolare che ha provocato la domanda.

Tuttavia, l'ovvietà non deriva da questa definizione "scolastica", ma dal tessuto stesso del romanzo, dal modo in cui l'universo narrativo è stato descritto a partire dalla vita ordinaria dei personaggi. La fantascienza permea completamente la storia, e spesso nasconde delle trovate tanto geniali quanto di genere puro. Per esempio:

Emesso il profondo, inconscio sospiro che nemmeno la vicinanza del teleschermo riusciva a fargli reprimere quando iniziava la sua giornata di lavoro, Winston diresse verso di sé il parlascrivi, soffiò via la polvere dal microfono e inforcò gli occhiali, quindi srotolò e fissò insieme quattro cilindretti di carta già caduti dal tubo della posta pneumatica che si trovava sul lato destro del tavolo.
Nelle pareti del cubicolo si aprivano tre orifizi: a destra del parlascrivi, un piccolo tubo pneumatico per i messaggi scritti, a sinistra un tubo più grande per i giornali, e al centro, ad agevole portata del braccio di Winston, un'ampia feritoia oblunga protetta da una grata metallica. Quest'ultima serviva a eliminare la carta straccia. Nell'intero edificio vi erano migliaia, anzi decine di migliaia di feritoie simili, ubicate non solo nelle singole stanze, ma anche nei corridoi, non troppo distanti l'una dall'altra. Per chissà quale motivo le avevano soprannominate "buchi della memoria". Quando qualcuno sapeva che un certo documento doveva essere distrutto, oppure vedeva per terra un pezzo di carta in tutta evidenza gettato via, automaticamente sollevava il coperchio del buco della memoria più vicino e ve lo lasciava cadere dentro, dove un vortice di aria calda l'avrebbe trasportato fin nelle enormi fornaci nascoste da qualche parte nei recessi del fabbricato.
Winston esaminò i quattro ritagli di carta che aveva srotolato. Ciascuno conteneva un messaggio non più lungo di una, due righe, redatto in quella specie di gergo tutto fatto di abbreviazioni (scritto non proprio in neolingua, anche se costituito per la massima parte di parole in neolingua) che al Ministero impiegavano a uso interno. I messaggi erano i seguenti:

times 17.3.84 discorso granfrat africa malriportato rettificare times

times 19.12.83 refusi previsioni pianotrienn quartoquarto 83 refusi verificare numero corrente

times 14.2.84 miniabb cioccolato malriportato rettificare

times 3.12.83 relaz ordinegiorno granfrat arcipiùsbuono rifer at nonpersone riscrivere totalm anteregistr sottoporre autsup


Con un debole senso di soddisfazione, Winston mise da parte il quarto messaggio: era un affare di responsabilità, complicato, che era meglio sbrigare per ultimo. Gli altri tre erano roba di ordinaria amministrazione, anche se il secondo avrebbe probabilmente comportato la noiosa consultazione di colonne e colonne di cifre.
Winston digitò "numero arretrati" sul teleschermo e chiese le copie del "Times" che gli occorrevano e che dopo qualche minuto scivolarono giù dal tubo pneumatico. I messaggi che aveva ricevuto si riferivano ad articoli o notizie che per una qualche ragione si era ritenuto necessario cambiare o, come si diceva ufficialmente, rettificare. Dal "Times" del 17 marzo, per esempio, si evinceva che il Grande Fratello aveva previsto, nel discorso tenuto il giorno prima, che il fronte dell'India meridionale sarebbe rimasto calmo, mentre nell'Africa del Nord ci sarebbe stata presto un'offensiva eurasiatica. Pareva, però, che l'Alto Comando eurasiatico avesse scatenato l'offensiva nell'India meridionale e lasciato in pace l'Africa del Nord. Era quindi necessario riscrivere un passo del discorso del Grande Fratello in modo da fargli prevedere quello che era poi accaduto.

George Orwell, 1984 (trad. Stefano Manferlotti)

A me sembra che Orwell abbia sapientemente descritto una delle più originali macchine del tempo di cui abbiamo mai letto. Un meccanismo in cui non è l'uomo a viaggiare, ma il tempo intorno a mutare continuamente, attraverso la riscrittura completa e costante della storia e della memoria. Del resto, uno dei cavalli di battaglia del Partito che governa l'Oceania al tempo in cui vive il protagonista Winston è "Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato".
Un concetto tanto diabolico quanto attuale, ma questa è un'altra storia.

Etichette:

0 Commenti





Letti di recente: