Ci sono infiniti modi per raccontare una stessa cosa. Saper scegliere il migliore è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Il lettore non si nutre solo di storie, di accadimenti. Si nutre di parole, di suoni, di combinazioni che a volte lo colpiscono al punto di ricordarle per sempre
Harry guardò gli occhi tenebrosi di Sirius Black, l'unica parte di quel volto scavato che avesse una parvenza di vita. Harry non aveva mai incontrato un Vampiro, ma aveva visto delle figure sui libri al corso di Difesa contro le Arti Oscure, e Black, con la sua pelle di un bianco cereo, lo sembrava proprio.
"Fa paura, eh?" disse Stan, che aveva osservato Harry mentre leggeva.
"Ha ucciso tredici persone?" chiese Harry restituendo la pagina a Stan. "Con un solo incantesimo?"
"Sì" disse Stan, "in mezzo alla folla. In pieno giorno, sì sì."
[...]
"E lo sai che cos'ha fatto dopo, Black?" continuò Stan in un sussurro.
"Cosa?"
"Si è messo a ridere" disse Stan. "A ridere, capito? E quando sono arrivati i rinforzi del Ministero della Magia, si è fatto portare via come se niente fosse, piegato in due dalle risate. Perché è matto."
J.K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (trad. Beatrice Masini)
Lupin stava abbassando la bacchetta. Un momento dopo era al fianco di Black, gli afferrava la mano, lo aiutava a rialzarsi facendo cadere a terra Grattastinchi e lo abbracciava come un fratello.
Harry si senti lo stomaco a pezzi.
[...]
"No!" gridò Hermione. "Harry, non credergli, ha aiutato Black a entrare nel castello, anche lui ti vuole morto... è un Lupo Mannaro!"
Ron esitò, poi s'infilò una mano sotto gli abiti. Ne emerse Crosta, che si divincolava disperatamente; Ron dovette afferrarlo per la lunga coda pelata per impedirgli di fuggire. Grattastinchi alzò la testa e soffiò.
Lupin si avvicinò a Ron. Parve trattenere il respiro mentre studiava Crosta con grande attenzione.
"Cosa?" ripeté Ron, tenendosi vicino Crosta, con aria spaventata. "Che cosa c'entra il mio topo con tutto il resto?"
"Quello non è un topo" sbottò Sirius Black all'improvviso.
"Che cosa vuol dire... ma certo che è un topo..."
"No che non lo è" disse Lupin piano. "E' un mago."
"Un animagus" disse Black, "che si chiama Peter Minus."
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Carney, osservatore per natura, notò un furgone nero parcheggiato nelle vicinanze di casa loro.
[...]
Si rese conto di averlo visto in strada diverse volte negli ultimi giorni. Poi, però, le macchine incolonnate davanti a lui ripresero a muoversi. Carney riuscì a passare un attimo prima che il semaforo cambiasse dal giallo al rosso e si dimenticò completamente del furgone.
[...]
Venti minuti più tardi sollevò la cornetta del telefono della macchina e chiamò sua moglie. Quando non la sentì rispondere, si preoccupò.
Jeffery Deaver, Lo scheletro che balla (trad. Stefano Massaron)
La loro segreteria telefonica entrò in funzione e Carney rimise la cornetta al suo posto, vagamente perplesso.
Prese il telefono. A casa ancora nessuna risposta. Ora la preoccupazione si trasformò in apprensione.
La preoccupazione per Percey gli crebbe dentro come una febbre. Aveva disperatamente bisogno di parlare con lei.
Avanti, Percey. Rispondi! Dove diavolo sei? Ti prego...
[...]
Tre squilli.
Dove diavolo si è cacciata? Cosa c'è che non va? Il nodo che sentiva alla bocca dello stomaco si strinse ancor di più.
E poi, finalmente - nelle sue cuffie - un secco clic.
E la voce di sua moglie che diceva: "Pronto?"
Carney rise per il sollievo.
Fece per parlare, ma prima che avesse il tempo di farlo, l'aereo ebbe un violento scossone - tanto violento che in una frazione di secondo la forza dell'esplosione gli strappò le cuffie dalle orecchie.
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