citazioni

Ci sono infiniti modi per raccontare una stessa cosa. Saper scegliere il migliore è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Il lettore non si nutre solo di storie, di accadimenti. Si nutre di parole, di suoni, di combinazioni che a volte lo colpiscono al punto di ricordarle per sempre

domenica 29 giugno 2008

L'ultimo vero bacio

Me ne andai a Petaluma e scovai l'insignificante bar di un motel, la cui TV trasmetteva un funereo match dei Giants col quale speravo di ammazzare il tempo fino alle cinque.
Dopo che mi fui sparato un paio di mortali inning e qualche birra tirata più in lungo possibile, il barista prese ad aggirarsi dalle mie parti. Così gli chiesi un drink.
- Transenna la mia sete con dighe di CC, o mio sodale, perché mi sarei già rotto i coglioni.
- Ehi, compare, vedi di darti una calmata, - disse lui, e si allontanò subito.
- Volevo solo un Canadian Club con acqua, razza di stronzo, - gli berciai alle spalle. - Ma andrò a prendermelo da qualche altra parte.
- Non mi par vero, amico, - fece lui.
Per mancia, gli lasciai i resti di una birra ormai stantia. Quando anche i baristi perdono il loro romanticismo, è davvero giunto il tempo di cambiare il mondo. O, almeno, di cambiare bar. Così me ne andai in cerca del giornale locale e del bar più vicino.

James Crumley, L'ultimo vero bacio (trad. Luca Conti)

Non avevo mai sentito parlare di questo autore. Per fortuna mi hanno regalato questo libro, o avrei rischiato di perderlo per sempre. I personaggi di questo romanzo sono straordinari, la scrittura è divina, la trama coinvolgente.
Posterò altri brani, ma questo è il primo davvero degno di menzione dal punto di vista della scrittura.
Esercizio: descrivete la noia senza usare la parola noia, e trovate un modo brillante per tentare (senza successo) di vincerla.
Il protagonista è un investigatore privato perennemente ubriaco. Ecco allora spuntare un bar "insignificante" che trasmette un programma "funereo" con il quale ci cerca di "ammazzare" il tempo. Ma sono gli inning del match che lui "si spara" a essere "mortali", tanto che il barista inizia "ad aggirarsi dalle mie parti" ricordando un avvoltoio che vola sopra alla futura carcassa di un animale arrivato alla fine. Il colpo di reni dell'ubriacone è un mix di poesia e parolacce che danno vita a un dialogo surreale, chiosato da una frase degna di un aforisma sul romanticismo dei baristi.
Meglio di così, non so proprio cosa dovrei chiedere a un libro. Sono a metà, e sto cercando di andare piano piano per farmelo durare ancora un po'.

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martedì 3 giugno 2008

Il mostro

A differenza dei gialli di carta, un'indagine vera non procede a colpi di scena ma si alimenta di piccoli passi che si conquistano in una routine quotidiana apparentemente piatta e noiosa. Gli stessi testimoni sentiti più e più volte, gli stessi luoghi dei delitti visitati e rivisitati, le stesse cose dette e ripetute, magari con l'aggiunta di un piccolo significativo particolare che bisogna essere pronti a cogliere.

Michele Giuttari, Il mostro

Credo sia una grande verità. Nonostante ciò, esistono storie reali talmente incredibili da rendere un saggio quasi più coinvolgente di un "giallo di carta". Vivo nella provincia di Firenze dalla nascita, e ricordo benissimo la paura che avevamo da bambini a restare fuori da soli, al buio. Ce l'avevano inculcata in testa, e avevano fatto bene. Perché ci sono uomini normali in giro che fanno cose raccapriccianti. Io non ho ancora capito se Pacciani e i suoi compagni di merende fossero davvero gli assassini materiali delle coppiette (dovrei leggere anche il libro di Filastò, che pare argomenti una versione dei fatti completamente contraria). Ciò non toglie che parliamo di uomini che violentavano mogli e figlie (Pacciani), e che stupravano e minacciavano vicine di casa e prostitute con falli di gomma (Vanni), senza che questo impedisse loro ogni mattina di guardarsi allo specchio come se nulla fosse.
In questi giorni sono passato più volte da San Casciano, da Baccaiano e da altri luoghi degli omicidi e mi è sembrato tutto incredibile.

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