citazioni

Ci sono infiniti modi per raccontare una stessa cosa. Saper scegliere il migliore è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Il lettore non si nutre solo di storie, di accadimenti. Si nutre di parole, di suoni, di combinazioni che a volte lo colpiscono al punto di ricordarle per sempre

giovedì 10 luglio 2008

Figlio di vetro

Esercizio.
Scrivi una lettera a una persona che non vedi da tempo.

Caro signor Vella,
non so se ti ricordi di me. Sono Giovanni e abito di fronte casa tua. Ti vedevo sempre affacciato al balcone con una retina nera in testa e le braccia tutte piene di tatuaggi. Poi sei sparito. Forse non lo sai, ma quelle belle piante di basilico alte quanto me, che avevi nei vasi, ora sono sgonfie e nere, e pendono come calzette.
Questo perché tua moglie Santina, per mangiare e pagare l'affitto, deve andare a fare le iniezioni a casa dei vicini e non ha più tempo di innaffiare il basilico.
Qua dicono tutti che sei partito all'improvviso per farti gli affari tuoi, senza dire niente a nessuno. Ma a me non mi imbrogliano. L'altra volta sono stato a casa tua. Santina doveva chiedere a mio papà se almeno lui sapeva che fine avevi fatto. E ho visto che cosa stavi costruendo prima di andartene. La gente qui pensa che eri uno scansafatiche, ma loro non lo sanno quanto eri bravo a fare le cose con i fiammiferi. Quando sono entrato nel tuo salotto, io l'ho vista quella nave bellissima che stavi finendo di costruire. Quanti fiammiferi hai usato? A me sembravano un milione! E li hai incollati uno per uno!
Santina mi ha detto che, se volevo, la potevo toccare. Basta che non spostavo niente: la tua sedia, l'accendino e le tue sigarette. Nemmeno quelle spente nel posacenere.
Spiegami una cosa: nella pancia della nave, mi sono accorto che c'è rimasto un buchetto. Contando, mi pare che ci volevano solo dieci fiammiferi per chiuderlo. Lo sai meglio di me, perché poi li ho visti in fila, posati sul tavolo, accanto alla colla, e ce li avevi messi tu. Uno che lavora tutto quel tempo a una nave così, e lascia solo un buchetto da chiudere, non mi convince che se ne va. Ho sentito dire che hai un'altra moglie, oppure che sei scappato per non farti arrestare di nuovo. Tutte cretinaggini. Sennò non dicevi a Santina: "Entro stasera la nave la finisco". Io penso che, se potevi, prima di uscire quei dieci fiammiferi li mettevi a posto. E sono sicuro che pensavi di scendere cinque minuti e tornare subito. Invece è passato un anno.
Ho chiesto a mio papà. Siccome insistevo, lui alla fine mi ha risposto che se non ci sei più è perché avevi scelto amici sbagliati, o avevi sbagliato con amici importanti. Però mi ha giurato che questo succede solo ai fessi, e a lui no.

Giacomo Cacciatore, Figlio di vetro

Ci sono molti modi di raccontare. L'ho già ripetuto altre volte, il bravo scrittore è quello che trova il modo migliore, anche se dovesse essere la scelta più faticosa. Raccontare la mafia penso sia già una bella impresa, farla filtrare dal punto di vista di un bambino qualcosa di quasi impossibile. Non ho letto molti libri che parlano di mafia, quindi non so se quello di Cacciatore sia un metodo abusato o ancora originale e non mi importa. E' la scelta giusta perché l'autore sa quello che fa. Riesce a mostrare le apparenze e grazie a quelle la sostanza, producendo una scrittura in apparenza leggera e piacevole ma in sostanza dura e pungente.
Conto di finire il libro nei prossimi giorni, ma già mi sento di consigliarlo.

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