Ci sono infiniti modi per raccontare una stessa cosa. Saper scegliere il migliore è ciò che fa di uno scrittore un bravo scrittore. Il lettore non si nutre solo di storie, di accadimenti. Si nutre di parole, di suoni, di combinazioni che a volte lo colpiscono al punto di ricordarle per sempre
A differenza dei gialli di carta, un'indagine vera non procede a colpi di scena ma si alimenta di piccoli passi che si conquistano in una routine quotidiana apparentemente piatta e noiosa. Gli stessi testimoni sentiti più e più volte, gli stessi luoghi dei delitti visitati e rivisitati, le stesse cose dette e ripetute, magari con l'aggiunta di un piccolo significativo particolare che bisogna essere pronti a cogliere.
Michele Giuttari, Il mostro
Etichette: saggi
Ho appena finito di leggere il libro di Michele Giuttari. L'ho trovato bellissimo, di quella bellezza che confina (o sconfina) nella verità. Una verità cruda, dura, che a pensarci fa tremare le vene dei polsi, soprattutto a chi, come giustamente hai ricordato, quei posti li conosce, li frequenta, li abita.
Da alcuni giorni ho un'idea fissa in testa, una frase, che poi è il titolo di un libro di Hannah Arendt: "La banalità del male". In quel libro la Arendt racconta il processo, tenutosi a Gerusalemme nel 1961, ad Adolf Eichmann e spiega che i crimini perpetrati dal gerarca nazista non erano da ascriversi a un'indole maligna, quanto piuttosto alla totale inconsapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni.
Ecco, secondo me Pacciani, Vanni e Lotti erano come Eichmann. Ci penso e ci ripenso e quella maligna banalità dell'uomo mi fa paura.
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
gennaio 2008
febbraio 2008
marzo 2008
aprile 2008
maggio 2008
giugno 2008
luglio 2008
agosto 2008
settembre 2008
ottobre 2008
novembre 2008
marzo 2009
ottobre 2009
novembre 2009
gennaio 2010
febbraio 2010
marzo 2010
settembre 2010
aforismi
descrizioni
dialoghi
dialetto
colpi di scena
grammatica
incipit
lettere
pensieri
personaggi
saggi